di Paolo Verdarelli
Non sempre la superstrada porta il progresso. Dipende dalle terre che attraversa.
Di solito regala benessere a chi non ne ha bisogno, perché ce l’ha già. Invece nelle aree depresse lascia le cose come stanno. La nuova 77 non fa eccezione alla regola: i benefici diminuiscono man mano che ci si allontana dai poli di Foligno e Civitanova. La conseguenza è che, da anni, nella terra di mezzo la vita scorre sempre uguale. Senza cambiamenti, se non in negativo. La terra di mezzo è un’area minuscola, compresa tra Valcimarra e Serravalle del Chienti. Le persone vivono ai margini della vecchia statale. Qui non si incontrano città né cittadine. Solo paesi e frazioni di campagna.

Qualche scatto l’ho realizzato in terra umbra, a Colfiorito, dove gli agricoltori vivono ancora lungo la vecchia strada vendendo patate. Nella terra di mezzo sono visibili i segni del declino. Fenomeno antico, a cui il terremoto del 2016 ha dato il colpo di grazia. Oggi chi abita qui sa di vivere una vita povera.
Aspettando un’improbabile rinascita. Come rappresentare questa situazione? Innanzitutto fotografando le strade, la vecchia e la nuova, osservando la loro relazione. Le due strade si ignorano. Ogni tanto si affiancano oppure s’incrociano. Si guardano ma non si parlano. Perché vanno a velocità diverse. E poi privilegiando le atmosfere nebulose del paesaggio, che simbolicamente alludono al malessere degli abitanti, chiamati a vivere un infinito autunno. Di giovani non se ne vedono tanti, il futuro abita altrove. Più facile incontrare i vecchi. Perché sono rimasti, avendo più anticorpi per affrontare il presente. Tra gli altri, ho conosciuto Pierluigi, un uomo di 86 anni che ha perso la casa e vive nelle SAE. Passeggia spesso lungo la vecchia statale, sotto la rocca Varano, accompagnato da un cane di piccola taglia, che tiene legato con uno spago. La prima volta l’ho incontrato d’estate: era con il cane, davanti a un casolare diroccato, vicino al cartello stradale che indica Sfercia. L’ho rivisto in inverno, stesso posto. Il cane non c’era più. Era stata ammazzato dai cinghiali. Un segno questo, uno dei tanti, della presenza forte della natura da queste parti. Segni che raccontano una terra che sta cambiando. Per esempio, il tempo che passa sta sgretolando il casolare: il tetto è crollato, le piante rampicanti lo stanno soffocando, dentro e fuori. Nella terra di mezzo l’uomo è arretrato, lasciando un vuoto che è stato riempito dalla natura selvatica. Con effetti anche curiosi: una mattina, sul comignolo del casolare ho visto una poiana, lo utilizzava come base per le predazioni. L’invasione della natura selvatica non ha risparmiato neanche la superstrada. Qui la vegetazione ha preso disordinatamente piede e assedia i piloni dei cavalcavia. Sembra di assistere a una vendetta impossibile, il tentativo romantico di rallentare l’avanzata della modernità.
Didascalie
- Muccia: tratto della superstrada
- Muccia: la superstrada in costruzione
- Sfercia: la vecchia Statale 77
- Passaggio lento a Sfercia
- Rocca Varano
- Valcimarra: l’asfalto imbiancato a causa del passaggio dei camion che trasportano la breccia
- Un tir passa veloce sulla superstrada
- Tra Sfercia e Polverina: le due strade, la vecchia e la nuova, sono affiancate
- Vista sulla superstrada
- Vista sulla superstrada
- Colfiorito: venditore di patate lungo la vecchia Statale 77
- Colfiorito: prodotti tipici locali
- Muccia: il quartiere delle SAE
- Sfercia: il guinzaglio di Pierluigi
- Sfercia: il cane di Pierluigi
- Pierluigi: ritratto
- Passeggiata lungo la vecchia statale
- L’effige del duce sulla facciata di un vecchio casolare nei pressi di Campolarzo
- Sfercia: vecchio casolare
- Sfercia: vecchio casolare invaso dalle piante rampicanti
- Sfercia, vecchio casolare: poiana
- Sfercia, vecchio casolare: poiana
- Tra Sfercia e Polverina: la superstrada assediata dalle piante selvatiche
- Tra Sfercia e Polverina: invasione delle piante selvatiche
